I meccanismi dell’ esclusione sociale: la devianza

 I meccanismi dell’ esclusinone sociale: La devianza

La devianza si configura come la forma più acuta di conflittualità sociale, con questo termine i sociologi intendono ogni comportamento non conforme alle norme sociali di una società in un determinato momento storico.

 

Questo concetto è più problematico di quanto la sua spiegazione sembri suggerire. Vediamo perché.

In primo luogo il fatto che la normalità, e conseguentemente la devianza, si costituiscano solo in rapporto alla loro definizione sociale ha un'immediata conseguenza: nessun comportamento è di per sé deviante e ciò che appare tale in un certo contesto sociale o un momento storico può non esserlo In altri tempi e luoghi.

Allo stesso tempo, però, il fatto che un certo atto possa apparire “normale” a chi lo compie non ne abolisce il carattere deviante. In secondo luogo, quando parliamo di “norme sociali” ci riferiamo, come sappiamo, a una pluralità di regole di condotta, differenti per tipo di legittimazione e grado di obbligatorietà. La loro violazione, di conseguenza, genera forme molto diverse di devianza, che possono andare dal rifiuto più o meno cosciente delle convinzioni sociali alle forme più efferate di criminalità. L'atto criminale, o reputato tale, costituisce per la società un problema indubbiamente maggiore dei comportamenti stravaganti e anticonformisti delle persone, che comunque destano, per la loro difformità dal comune sentire, l'interesse del sociologo.

Infine, l'esistenza di norme diverse per contenuto e  tipologia sono problemi di “giurisdizione” tra le une e le altre norme. Le usanze e costumi morali non sono ugualmente praticati all'interno della società da tutti i membri, mentre le norme giuridiche, emanate dallo Stato, valgono in modo indifferenziato per tutti gli individui. Può capitare così che un soggetto non appaia "deviante" dal punto di vista dei valori del gruppo sociale a cui appartiene, ma sia considerato tale dal punto di vista della legge o di altri gruppi sociali. 

La sociologia in fronte alla devianza


Nella seconda metà dell'800, in piena cultura positivista, il criminologo Cesare Lombroso ipotizza un'origine biologica della devianza e arrivò al sostenere che i crimini fossero identificabili attraverso precise caratteristiche fisiche, come ad esempio la forma del cranio.

La specificità di un approccio sociologico alla devianza è data dal tentativo di mettere in correlazione l'insorgenza di condotte devianti non già con particolari fattori individuali ma con determinate variabili di natura sociale.É all'interno della scuola di Chicago che nascono i primi studi sul fenomeno della devianza, nella forma di ricerche etnografiche su particolari comunità devianti: I Vagabondi protagonisti di The Hobo e altre opere. In queste opere la condotta deviante viene vista come prodotto di una particolare subcultura, cioè di un complesso di idee, valori,  modelli di comportamento e linguaggi elaborato da un certo gruppo, all'interno del quale l'individuo compie un percorso di socializzazione. I sociologi di Chicago, inoltre, studiarono il rapporto tra le diverse comunità devianti e la configurazione spaziale della vita urbana, mostrando come esse tendessero maggiormente a proliferare in certe aree territoriali piuttosto che altre, precisamente in quelle dove era più la disorganizzazione sociale, cioè dove era più debole l'influsso delle norme della società statunitense convenzionale.

Merton: La devianza come divario tra mezzi e fini sociali

Il sociologo


Robert Merton ha fornito una interpretazione riguardante la devianza. Merton parte dalla constatazione, che all'interno di ogni società, esiste un divario tra gli scopi che vengono proposti ai membri della società stessa e i mezzi effettivamente disponibili per conseguirli. Il comportamento deviante rappresenterebbe quindi un tentativo di appropriarsi delle mete socialmente desiderabili attraverso vie diverse da quelle della legalità, e sarebbe sollecitato dallo scarto tra aspirazioni e possibilità effettive sperimentato dalla maggior parte degli individui. Naturalmente Merton è consapevole che non tutte le persone che avvertono questo scarto mettono in atto comportamenti devianti; esistono Infatti, secondo lo studioso, altre possibilità di reazione individuale a questa divario tra mezzi e fini sociali:

  1. ·         Il conformismo (l’individuo accetta gli scopi sociali,pur sapendo di non poterli conseguire)
  2. ·         il ritualismo (ò’individuo si conforma alle condotte accettate dalla società, ma non crede più ai valori che esssa propone)
  3. ·         la rinuncia (l’individuo rifiuta sia i valori sociali sia i mezzi proposti per raggiungerli)
  4. ·         la ribellione (l’individuo rifiuta scopi e mezzi e combatte attivamente per proporre nuovi valori e nuove condotte di vita)

La teoria di Merton è stata accettata e ripresa anche da altri studiosi. Essa si presta molto bene a spiegare la condotta deviante di individui e gruppi socialmente marginali. Tuttavia i devianti non appartengono soltanto a queste categorie sociali; com’è facilmente constatabile dalle semplici lettere di un quotidiano, i reati e le attività socialmente deprecabili sono “trasversali” a tutte le fasce di popolazione

0 commenti:

Posta un commento